AI history: la conferenza di Dartmouth

AI history

La data di nascita ufficiale dell’Intelligenza Artificiale (in inglese Artificial Intelligence, AI) è il 1956, anno in cui si tenne una famosa conferenza estiva presso il Dartmouth College di Hannover, nel New Hampshire in America. In questa occasione questa nuova disciplina venne fondata programmaticamente.

La comunità scientifica concorda su questa data, per stabilire la prima volta in cui vengono messi insieme i termini “Intelligenza” e “Artificiale”. Ma le origini dell’AI sono da attribuire anche ai contributi raccolti dagli studiosi negli anni precedenti.

Quando si parla di storia dell’AI si deve far riferimento agli anni ‘40 del secolo scorso, alla Seconda Guerra Mondiale e all’avvento dei primi calcolatori. È in quel periodo che nacque l’idea dell’analogia uomo-macchina, che l’intelligenza umana potesse essere simulata attraverso l’uso di macchine, condizione imprescindibile per l’avvento dell’AI. Proprio in quegli anni, uno dei più grandi pensatori a trattare questo tema fu Alan Turing.

 

Il prezioso contributo di Alan Turing

Se nei secoli precedenti con gli studi scientifici e matematici furono create le condizioni per lo studio dell’intelligenza umana e delle sue possibili artificializzazioni, fu solo con l’avvento dei primi elaboratori elettronici negli anni ‘40 che tale interesse intraprese una strada concreta. Un ulteriore passo decisivo fu fatto grazie al lavoro di Alan Turing.

Lo scienziato inglese Alan Turing è considerato uno dei padri dell’informatica moderna ed è stato tra i primi ad interessarsi all’argomento. Il suo lavoro non fu solo teorico, ma ebbe importantissime applicazioni soprattutto nel campo della crittografia. Turing diede infatti un fondamentale contributo per il successo degli alleati nella Seconda Guerra Mondiale: grazie alla sua collaborazione con il governo britannico, furono decifrati il codice dietro al dispositivo Enigma e le trasmissioni militari tedesche.

Alan Turing - La storia dell'AI
Statua in onore di Turing a Bletchley Park, centro nel quale Turing lavorò per decifrare i messaggi tedeschi.

Con “On Computable Numbers, With An Application To The Entscheidungsproblem”, redatto nel 1936, pose le basi per concetti come calcolabilità, computabilità e macchina di Turing. La macchina di Turing non è una macchina fisica ma solamente un modello teorico di macchina capace di eseguire ogni tipo di sequenza computabile. Per la prima volta nella storia, veniva introdotto il concetto odierno di software.

Nel 1950, lo stesso Turing scrisse l’articolo intitolato “Computing machinery and intelligence”, in cui descriveva quello che sarebbe divenuto noto come Test di Turing. Lo scopo di questo test, conosciuto anche come “Imitation game”, era quello di valutare la presenza o meno di intelligenza “umana” in una macchina. Il test prevedeva la presenza di un giudice di fronte ad un terminale, tramite il quale egli poteva comunicare con due entità: un uomo e un computer. Se il giudice non riusciva a distinguere l’uomo dalla macchina, allora il computer aveva passato il test e poteva essere definito “intelligente”.

Proprio il lavoro fatto da Turing (morto nel frattempo nel 1954), ebbe un ruolo fondamentale per il convegno di Dartmouth.

 

La conferenza di Dartmouth

Nell’agosto del 1955 viene stilato un documento da quattro studiosi, la cosiddetta “proposta di Dartmouth”, nel quale si suggerisce di esaminare alcuni temi principali del campo di ricerca di quei tempi, tra cui le reti neurali, la teoria della computabilità, la creatività e l’elaborazione e il riconoscimento del linguaggio naturale. Tali argomenti sarebbero stati discussi l’estate successiva.

Il documento inizia così:

“We propose that a 2 month, 10 man study of artificial intelligence be carried out during the summer of 1956 at Dartmouth College in Hanover, New Hampshire. The study is to proceed on the basis of the conjecture that every aspect of learning or any other feature of intelligence can in principle be so precisely described that a machine can be made to simulate it. An attempt will be made to find how to make machines use language, form abstractions and concepts, solve kinds of problems now reserved for humans, and improve themselves. We think that a significant advance can be made in one or more of these problems if a carefully selected group of scientists work on it together for a summer.”

L’estate successiva il gruppo di studiosi si riunisce al Dartmouth College per il Dartmouth Summer Research Project on Artificial Intelligence. Il 1956 segna così l’inizio ufficiale di un nuovo campo di ricerca che il matematico John McCarthy, professore a Dartmouth e maggior promotore di questo evento, propose di chiamare Intelligenza Artificiale.

Tra gli altri organizzatori vi erano tutte grandi personalità dell’epoca: Marvin Minsky, ricercatore di matematica e neurologia ad Harvard; Nathaniel Rochester, direttore della ricerca sull’informazione in un centro ricerche dell’IBM; Claude Shannon, matematico già famoso per la teoria dell’informazione, allora ai Bell telephone laboratories.

Conferenza di Dartmouth - la storia dell'AI
Agosto 1956. Da sinistra verso destra: Oliver Selfridge, Nathaniel Rochester, Ray Solomonoff, Marvin Minsky, Trenchard More, John McCarthy, Claude Shannon.

L’evento, finanziato dalla Rockefeller Foundation, aveva le caratteristiche del brainstorming, ossia di un dibattito aperto poco strutturato, e come scopo quello di capire se fosse possibile far comportare le macchine come gli esseri umani. La sfida che spingeva il gruppo era appunto il tentativo di dimostrare che ogni aspetto dell’apprendimento e caratteristica dell’intelligenza umana poteva essere oggetto di simulazione da parte di una macchina.

 

Quale significato attribuire alla conferenza di Dartmouth?

Dalle discussioni comuni emersero molte domande e posizioni ideologiche diverse tra loro: da un lato una visione materialistica della mente umana, dall’altro una concezione che tenta di mettere in evidenza i tratti peculiari ed ineliminabili dell’uomo rispetto a qualsiasi macchina.

Un’altra problematica fu legata ai macchinari dell’epoca, che non disponevano di una capacità computazionale adeguata. Di conseguenza, la conferenza non andò come previsto e i risultati furono per certi versi inconcludenti. Inoltre diversi nomi indicati da McCarthy non si presentarono e alla fine i partecipanti furono solamente dieci.

Eppure, l’importanza storica della conferenza è indubbia. Molti studiosi si incontrarono a Dartmouth per la prima volta e questo fu un incontro altamente stimolante. Infatti, per tutto il periodo successivo, i principali successi nel campo dell’AI sarebbero stati ottenuti da questi stessi scienziati o dai loro studenti.

È quindi dopo la conferenza di Dartmouth che l’AI diventò a tutti gli effetti un campo di ricerca intellettuale, per quanto controverso, e da quel momento iniziò a progredire sempre più rapidamente.

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